Secondo il rapporto I.T.A.L.I.A. Geografie del nuovo Made in Italy, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2018, l’Italia ha attraversato una fase molto positiva dal punto di vista economico (+1,1% il tasso medio annuo del PIL) grazie a questi tre fattori vincenti:
- il recupero dei consumi e la ripresa degli investimenti privati;
- la creazione di nuovi posti di lavoro;
- la reattività dei settori tradizionalmente forti, in primis l’industria manifatturiera.
Tra i settori che hanno trainato di più la ripresa vi sono quello dei mezzi di trasporto, la meccanica e la farmaceutica.
Se consideriamo nello specifico il biennio 2017-2018, il valore aggiunto dell’industria manifatturiera è cresciuto del 2,8% in media d’anno, a fronte di una crescita del PIL del +1,3%. Nel 2018 l’industria manifatturiera italiana si conferma seconda all’interno dell’Unione Europea con 263,4 miliardi di euro, alle spalle della Germania (705,8 miliardi di euro) e davanti a Francia (232,1 miliardi), Regno Unito (213,5 miliardi) e Spagna (152,7 miliardi).
La competività manifatturiera italiana a livello internazionale
Nel 2017 – ultimo anno disponibile per poter avere dati comparabili per tutti i Paesi del mondo – l’Italia si colloca tra i primi 5 Paesi al mondo per attivo manifatturiero, dietro a colossi come Cina, Germania, Corea del Sud e Giappone (vedi immagine sotto). Questo risultato è dovuto anche grazie alle piccole e medie imprese, che restano un pilastro del nostro sistema produttivo e che rappresentano tutto il potenziale per migliorare la competitività del nostro export.
La bilancia manifatturiera di alcuni Paesi del G20 (Anno 2017)
Nel 2018, tra i 14 Paesi europei con le migliori performance di esportazioni di prodotti manifatturieri, l’Italia e la Germania sono gli unici due Paesi dell’Unione europea ad essere plurispecializzati sia dal punto di vista geografico (ossia sia verso l’UE che verso il resto del mondo) sia dal punto di vista merceologico (ossia in surplus sia nella meccanica e nei mezzi di trasporto, sia negli altri manufatti non alimentari).
Degli 88 miliardi di Surplus dell’Italia, 19,3 sono generati dall’interscambio commerciale verso i Paesi dell’Unione Europea, mentre i restanti 68,7 dall’interscambio con i Paesi extra Ue.
Per quanto riguarda la specializzazione merceologica, 46,5 miliardi di euro di surplus sono generati dal settore della meccanica e mezzi di trasporto e 41,5 dagli altri manufatti non alimentari.
I brillanti risultati delle esportazioni assumono valenza ancora maggiore se si considera che sono stati alimentati soprattutto dalle vendite sui mercati extra-Ue, i più esposti alle pressioni del cambio, dove la prestazione del manifatturiero è apparsa nel complesso positiva anche in termini di quote di mercato.
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