Dal 4 maggio l’Italia è entrata ufficialmente nella Fase 2: molte aziende hanno riaperto i battenti e si stanno attrezzando per risollevare le sorti dell’export, che a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, per la prima volta dopo 10 anni, ha subìto una clamorosa battuta di arresto.
Sono già diversi Paesi che stanno allentando le misure restrittive, e che per questo motivo rappresentano un grosso potenziale per l’export delle nostre imprese. Vediamo quali sono i principali.
Al primo posto si posiziona la Germania, che, secondo le rilevazioni del Mise, rappresenta il primo partner commerciale del Belpaese, con un valore dell’export tra i mesi di gennaio e settembre 2019 pari a 44.052 milioni di euro, ben il 12,5% del totale. A differenza di altri Paesi europei, infatti, la Germania non ha mai chiuso le fabbriche, anche se alcune hanno preferito farlo volontariamente.
Buone notizie anche per chi esporta in Cina, al nono posto tra le principali destinazioni delle esportazioni italiane: dall’8 aprile, infatti, la maggior parte delle imprese hanno ripreso i ritmi pre-Covid. Secondo i dati ISTAT, nei primi 9 mesi del 2019 la Cina ha rappresentato il 2,7% del totale delle esportazioni del made in Italy, sfiorando i 9.500 milioni di euro.
E gli Stati Uniti? Probabilmente bisognerà ancora aspettare. Nel Paese a stelle e strisce, al terzo posto nella top ten dei principali destinatari dei prodotti italiani, con un valore export nei primi 9 mesi del 2019 pari a 33.000 milioni di euro, la situazione è a macchia di leopardo: la maggior parte degli Stati hanno esteso le misure di blocco fino a maggio, ma dal 27 aprile Tennessee e Mississippi si sono uniti ad altri Stati che hanno cominciato a riaprire alcune attività, come Georgia, South Carolina, Oklahoma e Alaska.
Le basi per una ripartenza dunque ci sono.
Alessandro Terzulli, Chief Economist di Sace, in una recente intervista ha ricordato: «Prevediamo un quarto trimestre in forte crescita, dopo un primo trimestre arretrato per la Cina, un secondo per la pandemia e un terzo di transizione. Se la gradualità nella riapertura funzionasse, è lecito pensare che l’export in autunno riprenderà a crescere», soprattutto per quanto riguarda il food e il farmaceutico, che spiccheranno il volo verso Cina, Vietnam, Filippine e Germania.
Ma non è tutto: si attende un recupero notevole del +7,9% già nel prossimo anno. Secondo l’ufficio studi di Sace, infatti: «Nel 2021 potrebbe esserci una ripresa forte, ma non sarà per magia. Le imprese italiane sono preparate e si stanno dando da fare, ma serviranno investimenti, strategie di marketing, vicinanza ai clienti».